La pace e Partenope. Cantata a 2 voci. C.A. con Istr[umen]ti Per S. Gennaro. Di Cristof:ro Caresana
la cantata La Pace e Partenope, del 1708, si inserisce in una duplice tradizione: da un lato quella specificamente napoletana delle cantate gennariane - cantate, cioè, composte annualmente per festeggiare il santo protettore della città - dall'altro lato una più generalizzata tradizione che caratterizza il repertorio musicale e cantatistico: l'uso di scrivere di pace in tempo di guerra. In particolare durante la guerra di Successione spagnola, gli esiti della guerra sono scanditi in molte occasioni da composizioni, cantate e serenate in cui è la pace a emergere come protagonista e ad essere auspicata. In questo contesto le cantate gennariane offrono numerosi spunti per comprendere la multiforme presenza delle rappresentazioni della pace in tempo di guerra nel repertorio musicale italiano. La cantata La Pace e Partenope del 1708 è particolarmente esemplificativa, con Partenope che, tra i clamori e i tumulti di guerra, offre sicura dimora alla Pace, tra le sue mura, e sotto la protezione del sacro sangue del santo.1
CP
La pace e Partenope. Cantata a 2 voci. C.A. con Istr[umen]ti Per S. Gennaro. Di Cristof:ro Caresana
[Pace]
Io che cinta d’olivi
Offro la quiete e l’amicitia al mondo
Per mio dolor profondo
Or più non so dove drizzare i vanni
Se non vi è loco in cui fra duri affanni
Fra tumulti, litigi, ed armi e sdegni
La mia cruda nemica oggi non regni.
Se a bianche bandiere
La terra superba
Più loco non serba
Al Ciel tornerò
Fra angeliche schiera
La Pace ricetto
Del bene l’affetto
Più lieta vivrà.
[Partenope]
Arresta il volo per un momento solo
E mira o diva il loco ove l’olivo
Non fia mai che da scossa
Di vento marzial vincer si possa.
Navicello cui vento crudele
Rotto ha l’arbore e sparse le vele
Se un porto rimira
Là cerca posar.
Tal da l’armi scacciata e da sdegni
Se ti è d’uopo fuggir da più Regni
Il volo che gira
Dov’hai da regnar.
[Pace]
Ma Partenope bella,
dimmi chi m’assicura
dentro delle tue mura
[Partenope] Un sangue
[Pace] Un sangue?
E come mai di sdegno un crudo effetto
Alla Pace guardar puote il ricetto?
[Partenope]
No, ch’effetto di sdegno non è,
questo sangue, ma solo d’amor.
E in un vetro vivendo per me
È mio scudo mia guida ed honor.
[Pace]
Ma qual eccelso eroe
Sangue sì illustre ha sparso
[Partenope]
Al solo rimbombo di nome sì chiaro
Gigli e rose spargete, egli è Gennaro
[Pace]
Sotto l’ombra d’un tal nome
Lieta volo a riposar
Che di sorte, ad onta e scorno
Non potrassi in tal soggiorno
Ciò ch’è danno paventar.
[Partenope]
Vieni dunque e i miei figli
Veggan come i perigli
Di Gennaro l’amor da me discaccia
Che mentre in ogni parte arde e minaccia
Di Marte l’empia face
In me l’asilo suo trova la Pace.
[Pace, Partenope]
Trombe, deh, che rimbombate
Di Gennaro a l’alte glorie
Non di guerra al rio furor.
E fra noi ancor sappiate
Che si aspira alla vittoria
Ma la pugna è sol d’amor.