Friedensrepräsentationen
La pace e Partenope, AMCO MS 166.11

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Objekt
Objektart
Musik
Titel/Incipit
La pace e Partenope
Inventarnummer/Signatur
AMCO MS 166.11
Verwalter
Verwalter (Ort)
Herstellung
Hersteller
Herstellerrolle
Komponist
Herstellungsort
Datierung
Datum
1708
Literatur
Bearbeitung
Bearbeiter
Chiara Pelliccia
Bearbeitungsstatus
Fortgeschritten
Kommentar:

La pace e Partenope. Cantata a 2 voci. C.A. con Istr[umen]ti Per S. Gennaro. Di Cristof:ro Caresana

la cantata La Pace e Partenope, del 1708, si inserisce in una duplice tradizione: da un lato quella specificamente napoletana delle cantate gennariane - cantate, cioè, composte annualmente per festeggiare il santo protettore della città - dall'altro lato una più generalizzata tradizione che caratterizza il repertorio musicale e cantatistico: l'uso di scrivere di pace in tempo di guerra. In particolare durante la guerra di Successione spagnola, gli esiti della guerra sono scanditi in molte occasioni da composizioni, cantate e serenate in cui è la pace a emergere come protagonista e ad essere auspicata. In questo contesto le cantate gennariane offrono numerosi spunti per comprendere la multiforme presenza delle rappresentazioni della pace in tempo di guerra nel repertorio musicale italiano. La cantata La Pace e Partenope del 1708 è particolarmente esemplificativa, con Partenope che, tra i clamori e i tumulti di guerra, offre sicura dimora alla Pace, tra le sue mura, e sotto la protezione del sacro sangue del santo.1 

CP 

  • 1. Su questa e altre cantate gennariane cfr. Paologiovanni Maione, 'Dorma sicura l'aquila ibera': allegorie ispaniche nelle cantate gennariane, in Fiesta y ceremonia en la corte virreinal de Nápoles (siglos XVI y XVII), a c. di Giuseppe Galasso - José Vicente Quirante - José Luis Colomer, Madrid, CEEH Centro de Estudios Europa Hispánica, 2013, pp. 471-490.
Transkription:

La pace e Partenope. Cantata a 2 voci. C.A. con Istr[umen]ti Per S. Gennaro. Di Cristof:ro Caresana

 

[Pace]

Io che cinta d’olivi

Offro la quiete e l’amicitia al mondo

Per mio dolor profondo

Or più non so dove drizzare i vanni

Se non vi è loco in cui fra duri affanni

Fra tumulti, litigi, ed armi e sdegni

La mia cruda nemica oggi non regni.

 

Se a bianche bandiere

La terra superba

Più loco non serba

Al Ciel tornerò

Fra angeliche schiera

La Pace ricetto

Del bene l’affetto

Più lieta vivrà.

[Partenope]

Arresta il volo per un momento solo

E mira o diva il loco ove l’olivo

Non fia mai che da scossa

Di vento marzial vincer si possa.

 

Navicello cui vento crudele

Rotto ha l’arbore e sparse le vele

Se un porto rimira

Là cerca posar.

Tal da l’armi scacciata e da sdegni

Se ti è d’uopo fuggir da più Regni

Il volo che gira

Dov’hai da regnar.

[Pace]

Ma Partenope bella,

dimmi chi m’assicura

dentro delle tue mura

[Partenope] Un sangue

[Pace] Un sangue?

E come mai di sdegno un crudo effetto

Alla Pace guardar puote il ricetto?

 

[Partenope]

No, ch’effetto di sdegno non è,

questo sangue, ma solo d’amor.

E in un vetro vivendo per me

È mio scudo mia guida ed honor.

[Pace]

Ma qual eccelso eroe

Sangue sì illustre ha sparso

[Partenope]

Al solo rimbombo di nome sì chiaro

Gigli e rose spargete, egli è Gennaro

 

[Pace]

Sotto l’ombra d’un tal nome

Lieta volo a riposar

Che di sorte, ad onta e scorno

Non potrassi in tal soggiorno

Ciò ch’è danno paventar.

 

[Partenope]

Vieni dunque e i miei figli

Veggan come i perigli

Di Gennaro l’amor da me discaccia

Che mentre in ogni parte arde e minaccia

Di Marte l’empia face

In me l’asilo suo trova la Pace.

 

[Pace, Partenope]

Trombe, deh, che rimbombate

Di Gennaro a l’alte glorie

Non di guerra al rio furor.

E fra noi ancor sappiate

Che si aspira alla vittoria

Ma la pugna è sol d’amor.