Friedensrepräsentationen
Dialogo in musica della Fama e della Gloria, Misc. Val. 695

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Objekt
Titel/Incipit
Dialogo in musica della Fama e della Gloria
Untertitel
Dedicato a i gigli d’oro, adornati di allori e di palme trionfanti. Rappresentato all’eccellentissimo signor Duca d’Estré ambasciatore straordinario di Francia in Roma. Nel palazzo a Pasquino
Inventarnummer/Signatur
Misc. Val. 695
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Weiteres Exemplar
Inventarnummer dupl.
VOL MISC.1912 7
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Herstellung
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Drucker
Verlag
Nella ducale stamperi di Iacomo Fei
Herstellungsort
Material
Papier
Datierung
Datum
1679
Objekt in Ausstellung
Virtuelle Ausstellung
Präsentationsgruppe
Bearbeitung
Bearbeiter
Chiara Pelliccia
Bild-URL
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Kommentar:

Dialogo in Musica della Fama e della Gloria

 

Pubblicato senza nome di autore (né di compositore della musica) il testo della cantata fu composto, molto probabilmente, dal duca di Bracciano Flavio Orsini, con dedica all'Ambasciatore straordinario di Francia a Roma François-Annibal d'Estrées. L'attribuzione del testo sembrerebbe confermata grazie alla presenza dell'orso (che allude per assonanza al cognome Orsini) che, nell'incisione che precede il frontespizio, è rappresentato nell'atto di scrivere, con allusione all'attività poetica di Flavio Orsini. L'esecuzione avvenne nel palazzo a Pasquino, residenza del duca di Bracciano, che nel 1675 aveva sposato in seconde nozze la marchesa Marie Anne de La Trémoille. Il duca e la marchesa sua consorte sono noti per aver promosso nel proprio palazzo e a Roma feste e spettacoli in onore della nobiltà francese e del partito filofrancese dell'aristocrazia romana. Stando alle ricerche di Franchi, questa cantata dovrebbe essere individuata come la prima della serie (testimoniata da libretti stampati da Fei e successivamente da Angelo Bernabò. 1

La cantata realizza un dialogo tra i due personaggi Fama e Gloria, dialogo che ha per oggetto le virtù e il valore della Francia e del suo re Luigi XIV. Il monarca è ritratto da Fama come Eroe di Francia, invitto in guerra, adorno delle palme della vittoria e degli allori della Fama stessa e della Gloria. A tanta magnificenza la Fama  s’inchina, presentando la sua tromba ai piedi del monarca.

L’aspetto più interessante della composizione, che permette di evidenziare la cantata nella forma di un messaggio di pace, si dispiega nella sezione conclusiva: Gloria insiste affinché la tromba della Fama alata e la sua «voce verace», solita narrare «dall'uno all'altro polo» le gesta e gli avvenimenti degni di gloria («gli alteri vanti, e le gloriose imprese»), con gradita gioia si faccia messaggera della Pace stabilita («la tua Voce verace | Nota farà la stabilita Pace»). Siamo nel 1679 e la notizia di pace che si sta diffondendo in Europa è quella relativa alla stipula dei trattati che vanno sotto il nome di pace di Nimega, che coinvolse la Francia, i regni tedeschi e i Paesi Bassi. Così la Fama – e attraverso il personaggio la cantata – si fa portatrice del messaggio della nuova pace, annunciando da est a ovest l'avvenimento con i suoi squilli di tromba: «Là dove sorge, e dove il sol s’asconde | in un breve momento | Nuntia sarò di sì felice evento». Il messaggio è ribadito dal coro conclusivo: «E con Tromba gradita | di pace stabilita | La voce hoggi la Fama a noi ne spande», coro che si chiude con un’esclamazione celebrativa del re di Francia: «Viva il Gallico eroe Luigi il grande».

CP

 

 

 

  • 1. Saverio Franchi, Le impressioni sceniche. Dizionario bio-bibliografico degli editori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, 2 voll., Roma, Edizioni di storia e Letteratura, 1994-2002, I, p. 274.
Transkription:

Cantata

La Fama e la Gloria

 

Fama

Già con volo indefesso

Per tutta l’ampia mole

Del Gallico valor giunsero i vanni.

Successivo progresso

Nella sfera del Sole

Tributarij di fasti aggira gl’anni

Stesa fra Gigli la Fortuna immota

Con aureo crine incatenò la Ruota.

 

La Senna verdeggia

Di palme, e d’allori

E bellici honori

Nell’Onde vagheggia

 

E se tumido Anteo scuote la testa,

Assolda i flutti a minacciar tempesta.

Di Luigi l’invitto

Questi sono i trofei, queste le glorie,

Nel votivo tragitto,

Auspice di vittorie,

Marte all’Eroe di Francia

Donò lo scudo, e presentò la lancia.

 

Ogni trono inespugnabile

Al suo nome cade Esangue;

Le bandiere

Messaggere

D’una strage inevitabile

Ventilando terror spirano sangue.

 

Io che sono la Fama

In tanta meraviglia

Sono costretta ad inarcar le ciglia;

Quel monarca mi chiama

Col grido, che maggior del mio rimbomba,

A consecrar a’ piedi Suoi la Tromba.

 

Gloria

Deh ferma, amica, il volo

Tu che rapida vai

Dall’uno all’altro polo

A publicar de ‘ Regi

E le vittorie insigni, e i fatti egregi.

 

Fama

Hor dimmi tu chi sei,

Che a trattener ne vieni

Il corso ai pensieri miei?

 

Gloria

Rimira il mio sembiante,

E scorgerai, che tua compagna io sono

Sotto mentite spoglie,

Onde me n’ vado ascosa.

Quella son io, che Gloria il Mondo chiama,

E con vano desir ogn’Alma brama;

Ma soddisfar non deggio

All’incaute lor voglie,

Che là solo ne corro

Ove il suon di tua Tromba il ver discioglie.

 

Non siegue Vittoria

Mai senza la Gloria

D’invitto Valor

Ne’ marmi scolpiti

Trionfi seguiti

Registro ad ogn’hor.

Già mai non fu

Che per l’Armi e la Virtù,

Non fregi la mia mano

Di corone d’olivi, e verdi allori

Auguste fronti, ed eternar gl’honori.

 

Con Ragion palesasti

Del Gallico Monarca

Gl’alteri vanti, e gloriose imprese,

Hor con gioia gradita

La tua voce Verace

Nota farà la stabilita Pace.

 

Fama

Ecco disciolgo i vanni

Per obbedire a’ tuoi graditi cenni,

E con sonori gridi

Là dove sorge, e dove il sol s’asconde,

In un breve momento

Nuntia sarò di sì felice evento.

 

A 2 Gloria e Fama

Se Pace è ne i Reggi

Il Mondo festeggi

In sì lieti carmi

Mia Tromba risuona:

Già Marte e Bellona

Depongono l’Armi;

Se pria fu Giano di furore armato

Il bellicoso tempio or chiude il Fato.

 

Choro

Formi note canore il nostro choro

Se fra tante vittorie

Coronati di Glorie

Sono adorni di palme i Gigli d’oro.

E con Tromba gradita

Di Pace stabilita

La Voce hoggi la Fama a noi ne spande

Viva il gallico Eroe, Luigi il grande.

 

Ausstellungstext:

Der anonym publizierte Text der Kantate stammt wohl vom Herzog von Bracciano, Flavio Orsini (1620–1698), und ist dem außerordentlichen französischen Gesandten in Rom, François-Annibal d'Estrées, gewidmet. Die Zuschreibung des Textes wird durch einen auf dem Frontispiz abgebildeten schreibenden Bären bestätigt (italienisch orso; die Figur des Bären verweist durch den Gleichklang auf den Namen Orsini) – eine Anspielung auf die dichterische Tätigkeit Flavio Orsinis. Die Aufführung fand in Pasquini in dem Palazzo statt, in dem der Herzog von Bracciano residierte. Dieser hatte 1675 in zweiter Ehe die Marquise Marie Anne de La Trémoille geheiratet hatte. Beide waren bekannt für ihre Feste und die Aufführungen, die sie in ihrem Palazzo und in Rom zu Ehren des französischen Adels und der profranzösischen Partei gaben. Die Kantate inszeniert einen Dialog zwischen Fama und Gloria, in dessen Mittelpunkt die Tugenden sowie die Größe Frankreichs und seines Königs Ludwig XIV. stehen. Der Monarch wird von Fama als Held Frankreichs vorgestellt, der im Krieg unbesiegt ist und den die Siegespalme und der Lorbeer von Fama und Gloria schmücken. Fama verbeugt sich vor der Erhabenheit des Königs und legt ihm ihre Trompete zu Füßen.

Am Schluss kulminiert die Kantate in einer Friedensbotschaft: Gloria beharrt darauf, dass die Trompete der geflügelten Fama mit ihrer wahrhaften Stimme zur freudigen Botschafterin des Friedensschlusses wird. Es ist das Jahr 1679, und die sich in Europa verbreitenden Meldungen berichten vom Frieden von Nimwegen, der zwischen Frankreich, einigen deutschen Fürstentümern und den Niederlanden geschlossen wird. So fungiert Fama – und mit ihr die Kantate – als Botschafterin des neuen Friedens und verkündet von Ost nach West das Ereignis mit Trompetenschall: „Là dove sorge, e dove il sol s’asconde | in un breve momento | Nuntia sarò di sì felice evento“ (Dort, wo die Sonne aufgeht und wieder untergeht | werde ich | Botin dieses freudigen Ereignisses). Der Abschlusschor bekräftigt die Botschaft: „E con Tromba gradita | di pace stabilita | La voce hoggi la Fama a noi ne spande“ (Und mit freudigem Trompetenschall | kündet uns Fama heute vom Friedensschluss), um mit einer Ehrung des französischen Königs auszuklingen: „Viva il Gallico eroe Luigi il grande“ (Es lebe der gallische Held, der große Ludwig).

CP