[Friedensbotschaft]
Questa cantata a cinque voci fu eseguita a Napoli nel gennaio 1698, in occasione delle feste e pubbliche "allegrezze" con cui il viceré di Napoli Luis Francisco de la Cerda volle comunicare al popolo di Napoli e all'intero Regno il ritorno della pace in Europa a seguito della stipula del trattato di Rijswijk (1697). La corte vicereale ideò un complesso e articolato programma per festeggiare la pace e dato che si richiedevano varie settimane di preparazione e organizzazione, la pubblicazione ufficiale della notizia fu rinviata dall'autunno del 1697 al gennaio 1698. Le feste iniziarono tra il 3 il 4 gennaio presso il Palazzo Reale, prolungandosi per una settimana e comprendendo il canto del Te Deum di ringraziamento nella Cappella Reale e in altre cappelle napoletane, fuochi d'artificio, accademie festive musicali e cantate, tra le quali il Pentalogo. Per la pace dell'Italia. 1
La musica del pentalogo è andata perduta, ma le didascalie contenute nel libretto permettono di cogliere alcuni aspetti dell'organizzazione della cantata, a 5 voci, articolata in due sezioni rispettivamente introdotte da una "Sinfonia tutta allegra" la prima, da una "Sinfonia di guerra" nella parte centrale la seconda. Questa articolazione rispecchia i due nuclei del messaggio: da un lato la gioia del tempo di pace, dall'altro un richiamo alla guerra contro quello che era considerato il comune nemico dell'Europa cristiana: l'impero Ottomano. Grazie all'azione di Zelo, Giustizia e Pace, l'Italia (e l'Europa) non dovranno più vedere in campo Marte, il quale affida la sua gloria e quella dei suoi guerrieri alla sconfitta della Tracia. Attraverso le allegorie della Pace, della Giustizia, di Marte, di Zelo (personaggio dietro il quale, secondo alcuni autori, si può intendere lo stesso il viceré) si trovano descritte le benedizioni della pace. Il poeta non manca di sottolineare che grazie allo Zelo del viceré, Napoli e l'Italia non hanno patito gli orrori della guerra e che possono ora gioire della pace.2 La composizione si configura così come messaggio di pace, nel momento ufficiale di comunicazione della Pace.
CP
[Friedenszeit]
Il ritorno della pace in Europa, seguito alla stipula del trattato di Rijswijk nel 1697, si celebra in molti luoghi con feste e apparati. A Napoli, per annunciare al Regno il nuovo tempo di pace, il viceré Luis Francisco de la Cerda duca di Medinaceli indice grandi festeggiamenti, posticipando, affinché tutto sia pronto, l’annuncio pubblico ufficiale della pace politica fino al gennaio 1698. Tra il 3 e il 4 gennaio, le feste possono finalmente avere inizio, proprio dal palazzo Reale, per poi estendersi alla piazza e alla città intera e prolungandosi per una settimana. Si canta il Te Deum in Cappella Reale, si proclama la pace attraverso luminarie, fuochi d'artificio, banchetti e accademie musicali, con l’esecuzione di musica strumentale e cantate. Tra queste il pentalogo per musica intitolato Per la pace dell'Italia.3
Parallelamente al messaggio di pace, la prospettiva del testo letterario propone il consueto motivo della ricerca di una concordia europea nell’unione contro un nemico comune, esortando alla guerra contro l’impero ottomano. Ma è la pace ad essere protagonita, come personaggio del pentalogo che, insieme all Giustizia e allo Zelo (prerogative del viceré) ha potuto sconfiggere Marte. Sono descritte le benedizioni della pace, la serenità goduta dal regno grazie alle virtù del suo governante e la gioia del nuovo tempo di pace.4
La partitura musicale, purtroppo è perduta, ma possiamo basarci su indicazioni del libretto per conoscere alcune caratteristiche previste dal poeta per l'intonazione musicale. In apertura il mondo (interpretato dal coro a 5 voci di tutti i personaggi) gioisce beato della nuova pace «che piace», «che alletta» e che sola è portatrice di bene. Nella prima aria, a 2 voci, Giustizia e Pace cantano il loro abbraccio e la felicità di ritrovarsi unite. Marte lamenta i nuovi decreti di pace, ma Zelo risponde che soltanto l'unione della Giustizia e della Pace può far chiudere le porte del tempio di Giano e riportare al mondo la quiete, la serenità e la gioia. In particolare la didascalia di apertura richiede una «sinfonia tutta allegra» a introdurre il giubilo e che certamente possiamo intendere come indicazione dell'espressione sonora della gioia del nuovo tempo di pace.
CP
Per la pace dell’Italia. Pentalogo per musica dedicato All’Eccellentissimo signore, il signor D. Luigi de la Zerda y Aragon, duca di Medinaceli, e d’Alcalà &c. Vice Ré, e Capitan Generale in questo Regno di Napoli., In Napoli MDCXCVIII. Nella stamperia di Giacomo Raillard.
Eccellentissimo signore, per la pubblicazione della desiderata Pace frà Principi dell’Italia, è sì grande, ed indicibile l’allegrezza, che sente questa città con tutto il Regno, che, se V.E. vi pone l’occhio, chiaramente conosce, essersi tutti dati all’espressione del giubilo: E quantunque Napoli sotto l’impero sì saggio, e sì giusto di V.E. (benché altrove fremesse) non sa, che cosa sia la Guerra, ò l’inquiete d’altra turbolenza, in ogni modo ella dal comune contento gode duplicata la Pace. Io però nelle allegrezze universali, stimandomene per primo possessore, a cagione, che conosco V.E. tutta giuliva, e festante, per farmele vedere in ciò al suo gran genio corrispondente, in feste così solenni le presento un pentalogo d’armonia, che, come spero, non durerà fatiga ad ammollire gl’animi, perché già, e dalle felici novelle, e dal zelante governo di V.E. scorgonsi beatamente pacificati. Si degni V.E. (come l’è di proprio) di buona grazia accettarlo, poiché, se in esso sarà ella inasprita da un Marte per natura bellicoso, sarà più addolcita dalla Pace, che soavemente consola. E qui senza fine con devotissimo, ed ossequiosissimo animo facendole riverenza, resto
Di V.E.
Nap.li 4 Gennaro 1698.
Umilissimo, ed obbligatissimo servitore
Dottor Aniello de Fabricatore
Interlocutori nel Pentalogo
Marte T
Giustizia A
Zelo B
Pace C
Partenope C
Sinfonia tutta allegra
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À 5
Beato gioire,
Contento, che dura
Mi brilla nel sen
La pace
Che piace
Con viso giocondo
Riporta nel modno
La gioia ch’alletta
Il ben, che diletta,
Di giorno seren.
Beato ut supra.
À 2
Giu. Pur t’abbraccio e stringo al petto
Pac. Cara Gioja
Del mio cor
Bella pace
Sola tu rendi serene
Sola tu colmi di bene
L’alme piene di dolor.
Pur t’abbraccio ut supra.
2à Ove appare il tuo bel viso
Che rassembra un Paradiso
Ivi appare, e nasce Amor.
Pur t’abbraccio ut supra.
Zel. Tra la Giustizia, e Pace,
se cercai l’union, più Marte in campo
L’Italia non vedrà. Pera la Guerra
Il zelo sol l’abbatte, e la sotterra
Mar. Chi da le straggi e morti
Con decreti di pace, e di quiete
Or m’arresta la mano?
Chi tanto può, che chiude il tempio a Giano?
Giu. Zel. à 2 Son la Giustizia e il Zelo
Che la pace quaggiù portan dal cielo.
Sinfonia da guerra
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Mar. No, non cede Marte no, campioni a l’armi
Di belliche trombe
Il suono rimbombe
Vò pugne più forti
Vò sangue, vò morti.
Già brilla, già ride
Già Marte deride
Se Pace
Fallace
Del braccio il gran valor pensa rubarmi
No, non cede ut supra
Zel. Ma come tanto altier, tanto fastoso
Incontro a ciò ch’è giusto armi l’ardite?
Giu: Ma come, tu arrogante
T’opponi al Zelo che la Pace ambisce?
Mar. Di Marte il gran valor non mai languisce.
Giu. Si
Zel. à 2. Si, si perdesti, si
Più nulla puoi
Fiero Marte incontro al Ciel.
Sia vano il tuo disiar
Se brami, e vuoi
Sangue, morti, ira crudel.
Si. Ut supra
Giu. È qui con noi la Pace a tuo dispetto
Zel. Qui si ferma il contento
Mar. Vien meno il cor se il mio poter è spento.
A solo. Pace
Non più sdegno o gran guerrieri,
Ritiratevi a’ quartieri,
Diasi termine al pugnar.
Al suon di liete Cetere
In vuoi vò si risveglino
In preda a gioie, a giubili
Tutti gl’affetti teneri,
Che Pace sa donar.
Non più ut supra.
E se finor’infra bipenni, e scudi
Fu vostra mano ardita
Al riposo la Pace, ecco, v’invita.
A solo Part.
Tutta piena di stupore
Non, no, no, nol so capir.
Il mio Sebeto
Corre assai lieto
E pur sue grida
Marte omicida
Qui fa sentir
Tutta piena ut supra
Dolce amoroso
Godo il riposo
E il dio de l’armi
Vuol già rubarmi
Ogni gioir.
Tutta ut supra.
Pac. Partenope felice,
dimmi, di che t’ammiri?
Part. Soffro, in mezzo al goder altri martiri
Pac. Come? Che dici?
Part. O bella Pace, ascolta
Da che benigna sorte
Fè qui venir Luigi a cui più regni
Mertan di soggiacer, tant’egli è grande;
Da la Giustizia e il Zelo
Che son pregi di lui, immensi, e rari,
Godo lungi da pene,
Tutta intesa al piacer, gioie serene.
Ed or spietato Marte
Incontro del mio Regno,
Odo che freme, qui di rabbia, e sdegno.
Zel. Freme il meschin perché non a più forza
Par. Come? Che fu? Ancor non lo comprendo
Giu. Non vedi tu ch’ognuno e gode, e brilla?
Part. Si, ma temo
Pac. No, no; intendi il tutto
E sgombra dal pensier ombre di lutto.
Part. Tu mi dirai gran cose
Pac. Or taci, e ascolta.
Infra l’alte corone
Che l’Italia circondano, la Guerra
Sorta era già (come tu ben lo sai)
Non a rivi, ma a fiumi il sangue ardito
(e ne piangeva il Ciel) bagnava il suolo,
Videro ciò fin dai superni chiostri.
Il Zelo, e la Giustizia, e lor parve
(cosa assai ben) che i bellici tumulti
Racchetasse la Pace: io già ne venni
Fin dal cielo a smorzar odii perenni.
Part. Dunque il mio CARLO ancora,
Gode pace serena?
Pac. CARLO, assai caro al ciel, tant’egli è pio
CARLO ch’è tutto al ben operare intento
Per la Pace comune ha gran contento.
Part. a solo
Contento, o che contento
Sa più bearmi il cor
Del mio gran Rege Ibero
Non più turba il pensiero
Di Guerra il rio furor
Contento, ut sup.
E di Marte che fia?
Zel. Vuole l‘accorto Zelo
Che tutti i gran Campion cui Pace unio
(ed è dover) combattano per Dio.
Di questi il vero Marte
Darà più forza al braccio, e’l monumento
Sciolto farà di CRISTO
A 3 O più d’ogn’altro Regno altero acquisto.
A solo. Giu.
Ite
Ite, o forti, e schiere invitte
Ite là contra del trace.
Uccidete,
Trafiggete
Né s’atterri vostra mano
Fin che il perfido Ottomano
Renda vinto,
Renda estinto
Il furor d’un Dio verace.
Ite ut sup.
Part. Ma (se pur piace al Giusto e il Zel lo vuole)
Fecondati di prole
Vorrei CARLO, e Luigi. O quanti, o quanti
Vivi segni di giubilo e d’affetto
Farian popol soggetto
Giu. Si, si Ch’e’l dei sperar; d’un cor divoto
Benigno ciel non rende vano il voto.
A 5
Spariscan le pene
Già venne il gioire
Il Giusto ed il Zelo
Portaro dal Cielo
Di Pace beata
La gioja bramata.
S’atterra
La Guerra
Disparve il languire
Spariscan ut sup.
Trionfi il Ciel, goda l’Italia e solo
Provin Barbare Terre e pianto, e duolo.
IL FINE.
Friedenszeit
Der Frieden, der in Europa im Jahr 1697 mit dem Abschluss des Vertrags von Rijswijk eintritt, wird vielerorts mit Festen und festlichem Schmuck gefeiert. Im spanischen Neapel kündigt der Vizekönig Luis Francisco de la Cerda, Herzog von Medinaceli, große Feierlichkeiten an, mit denen die neuen Friedenszeiten im Reich bekanntgegeben werden sollen. Allerdings wird die offizielle Verkündigung des politischen Friedens auf den Januar 1698 verschoben. Zwischen dem 3 und 4. Januar ist es endlich so weit: Die Feierlichkeiten beginnen am Königspalast, um sich auf den Platz vor dem Palast und die ganze Stadt auszubreiten und dauern eine ganze Woche. In der Cappella Reale und in den wichtigsten Kirchen der Stadt singt man das Te Deum. Der Frieden wird mit Festbeleuchtung, Feuerwerken, Banketten und musikalischen Darbietungen (Instrumentalmusik und Kantaten) verkündet. So wird auch die Kantate zu fünf Stimmen „Per la pace dell'Italia“ mit einem von Aniello de Fabricatore verfassten Libretto aufgeführt. Zu den fünf handelnden Personen gehören Marte (Mars, Tenor), Giustizia (Gerechtigkeit, Alt), Zelo (Eifer, Bass), Pace (Frieden, Sopran) und Partenope (Parthenope, zweiter Sopran).
Der Text behandelt das Motiv der Suche nach europäischer Eintracht im Verbund gegen einen gemeinsamen Feind und ruft zum Krieg gegen das osmanische Reich auf. Im Mittelpunkt jedoch steht Pace, die Personifikation des Friedens. Pace, die für die erfolgte Versöhnung steht, ist es zusammen mit Giustizia und Zelo – Eigenschaften, die den Vizekönig auszeichnen – gelungen, Mars zu bezwingen und Parthenope wieder erstrahlen zu lassen. Beschrieben werden die Wohltaten des Friedens, die Zufriedenheit, die das Königreich Neapel dank der Tugenden seines Herrschers genießt sowie die Freude über die neue Friedenszeit.
Die Partitur ist nicht erhalten, aber einige im Libretto enthaltenen Angaben des Dichters ermöglichen eine Vorstellung von ihrer musikalischen Gestaltung. Zu Beginn rühmt Il Mondo (die Welt, die vom fünfstimmigen Ensemble aller Personen dargestellt wird) den neuen Frieden, „che piace“ (der gefällt), „che alletta“ (der lockt) und als einziger allumfassendes Wohl verspricht. In der ersten zweistimmigen Arie besingen Giustizia und Pace ihre Umarmung und das Glück, wieder vereint zu sein. Marte beklagt die neuen Friedensbeschlüsse, aber Zelo antwortet ihm, nur die Vereinigung von Giustizia und Pace könne dafür sorgen, dass die Türen des Janustempels geschlossen und Ruhe, Zufriedenheit und die Wonnen des Friedens in die Welt zurückkehren würden. Namentlich die Angabe zu Beginn des Stücks verlangt, dass eine „sinfonia tutta allegra“ (eine fröhliche Sinfonie) dem Frohlocken und festlichen Klima als Einführung dienen solle – eine Angabe, die wir gewiss als Hinweis auf den klanglichen Charakter der neuen Friedenszeit lesen können.
CP
Friedensbotschaft
„Per la pace dell’Italia“ist eine fünfstimmige Kantate, die im Januar 1698 in Neapel aufgeführt wurde. Der Anlass waren Feierlichkeiten und öffentlichen Freudenfeste („allegrezze“), mit denen der Vizekönig des Königreichs Neapel, Luis Francisco de la Cerda, dem neapolitanischen Volk und dem ganzen Reich den Frieden verkünden wollte, der nach dem Vertrag von Rijswijk (1697) in Europa eingekehrt war. Für die Friedensfeier wird ein komplexes, umfangreiches Programm entworfen, das wochenlanger Vorbereitung und Organisation bedurfte, so dass die offizielle Verkündigung des Friedens vom Herbst 1697 auf den Januar 1698 verschoben wird. Die Feierlichkeiten beginnen in der Nacht vom 3. auf den 4. Januar im Königsschloss und dauern eine Woche. Sie umfassen die Aufführung eines Te Deumin der Cappella Reale und anderen neapolitanischen Kirchen, außerdem Feuerwerke, musikalische Darbietungen und Kantaten, darunter den Pentalog „Per la pace dell'Italia“.
Die Musik des Pentalogs ist nicht erhalten, jedoch erlauben es die Angaben im Libretto, einige Aspekte der Organisation der fünfstimmigen und in zwei Teile gegliederten Musik zu rekonstruieren. Den ersten Teil leitet eine „Sinfonia tutta allegra“ (fröhliche Sinfonie) ein, den zweiten, zentralen Teil eine „Sinfonia di guerra“ (Kriegs-Sinfonie). Diese Unterteilung spiegelt die beiden Kernpunkte der Friedensbotschaft: auf der einen Seite die Freuden der Friedenszeit, auf der anderen der Aufruf zum Krieg gegen den gemeinsamen Feind des christlichen Europa, das Osmanische Reich. Dank des Wirkens von Zelo, Giustizia und Pace (Eifer, Gerechtigkeit und Frieden) ist Marte (Mars) nicht mehr in Italien (und Europa) beschäftigt, sondern kann seinen Kriegsruhm in einem Sieg über Thrakien beweisen. Die Allegorien von Pace, Giustizia, Marte und Zelo (hinter ihm verbirgt sich, nach Ansicht einiger Autoren, der Vizekönig) stehen für die Wohltaten des Friedens, der über Parthenope leuchtet, einer Allegorie für das Königreich Neapel und im weiteren Sinne auch für das spanische Italien. Die Komposition, ein Bestandteil der offiziellen Friedensfeierlichkeiten in Europa, stellt sich so als Friedensbotschaft dar.
CP