Non so qual più m'ingombra. Cantata pastorale da camera. Originale.
Soprano solo con violini.
Del Cav.e Alessandro Scarlatti
Xbre 1716.
Non so qual più m’ingombra,
Fuor dell’usato mio, gioia o stupore!
Poc’anzi oscura e bruna
Era la notte, e l’ombra,
Con argenteo splendore
Appena gli feria raggio di luna.
Or chiara in un momento
Ride l’aria serena, e ‘l colle intorno
Indora il dio del giorno;
Arsa da freddo gelo
Languìa l’erbetta, e ‘l prato:
Or su leggiadro stelo,
Già spunta il fior di bei colori ornato.
Guari non è, che il fonte
Pur negava gelato
Di bagnar, come pria, l’arida sponda;
Or dal vicino monte
Alletta, e piace il mormorio dell’onda.
Che sarà? Chi me lo dice?
Son felice e non intendo,
Mentre lieto vo godendo,
La cagion del mio piacer.
E non sa, contenta l’alma,
Questa calma e questa pace
Che m’alletta e tanto piace
Perché mai mi fa goder.
È nato, alfin mi dice
Rischiarato il pensiero
È nato il gran Messia
Da nostri Padri lungamente atteso
Me ‘l dice l’alma mia,
Me l’attesta l’acceso
Cor, che reso felice
Non paventa rovine
Al caro Ovile
Lo palesa l’aprile
Che le campagne infiora;
E ‘l biondo raggio
Del nuovo Sol che nacque.
Dell’ombre oscure a vendicar l’oltraggio.
Me l’additano l’acque
Che non raffrena il gel rigido, e fiero
Si, che è nato il Messia, dice il pensiero.
Nacque col gran Messia
La pace all’orbe intiero.
Così dice il pensiero
E me l’attesta il cor.
E lieta l’alma mia
Non sente affanni rei,
E godon gl’occhi miei
In mezzo al gelo il fior.