Friedensrepräsentationen
I brindesi nell’occasione del lautissimo banchetto fatto in Roma dall’Eminentssimo Sig. Card. Antonio Barberino a i Ministri del Re Cattolico , ARCA VII 24_1

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Objekt
Objektart
Libretto (Druck)
Titel/Incipit
I brindesi nell’occasione del lautissimo banchetto fatto in Roma dall’Eminentssimo Sig. Card. Antonio Barberino a i Ministri del Re Cattolico
Untertitel
Per la pace stabilitasi tra le due corone, di Francia e di Spagna
S./Bl. des enthaltenen Werkes
I, S. 10–12
Inventarnummer/Signatur
ARCA VII 24_1
Verwalter
Verwalter (Name)
Verwalter (Ort)
Herstellung
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Verleger
Hersteller
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Drucker
Herstellungsort
Beschreibstoff
Papier
Datierung
Datum
1674
Literatur
Literatur
Seitenzahl
S. 33–54
Literatur
Kurztitel
Seitenzahl
S. 39–50
Objekt in Ausstellung
Virtuelle Ausstellung
Präsentationsgruppe
Bearbeitung
Bearbeiter
Chiara Pelliccia
Bearbeitungsstatus
Abschluss
Bild-URL
http://friedensbilder.gnm.de/sites/default/files/1.tif
http://friedensbilder.gnm.de/sites/default/files/2.tif
Kommentar:

La cantata Olà turbe guerriere, è intitolata ai Brindisi, allietati da musiche e cantate, che si svolse a Roma con l’occasione del sontuoso banchetto offerto il 19 dicembre 1569 dal cardinale Antonio Barberini ai rappresentanti delle corone di Francia e Spagna, per festeggiare la Pace dei Pirenei, sottoscritta il precedente 7 novembre. È probabile che la stessa cantata sia stata eseguita durante il banchetto. Sfortunatamente la partitura è perduta e non si conosce il nome del compositore. Nondimeno il testo della cantata, a firma di Giovanni Pietro Monesio e pubblicato postumo nel 1674, mantiene vivo il messaggio della composizione.

È tempo di pace! Tacciano le trombe di Marte e sia bandito ogni clangore di guerra: «Non sia chi tenti più pugna severa». La pace, con ulivi verdeggianti, annuncia lieti eventi e con voce festiva proclama gioie al Tago (fiume simbolo della Spagna) e alla Senna (fiume simbolo della Francia). Musiche armoniose accompagnano il brindisi che saluta l’arrivo del nuovo tempo di pace. La composizione delinea gli elementi principali dello speciale festeggiamento barberiniano, ricordando anche il contesto politico del trattato di pace. Il poeta si sofferma, in particolare nella chiusa celebrativa del testo, sulle nozze incipienti tra il re di Francia Luigi XIV e l’Infanta di Spagna, voluto a suggello della pace stabilita. Il tema nuziale, e più in generale l’idea di un’unione concorde, sono espressi anche attraverso alcuni motivi presenti nel corso del testo, come l’accenno alle armonia della musica di più strumenti, all’incontro tra il rosso e l’oro del vino nei calici, o ancora all’unione tra la vite e l’olmo.  

Il banchetto rappresenta soltanto un momento dei festeggiamenti, iniziati la mattina stessa con un Te Deum nella chiesa di Santa Maria della Pace, proseguiti nei mesi successivi conclusi ufficialmente con tre giorni di «allegrezze» dal 24 al 26 febbraio 1660. Una Relazione pubblicata a Roma nel 1660 permette di ricostruire molti dettagli delle feste pubbliche romane, come la data del banchetto barberiniano, e di contestualizzare alcuni aspetti presenti nella cantata, come il cambiamento del timbro e del carattere del paesaggio sonoro, compreso il diverso ruolo dei colpi di cannone: emblemi di pubbliche allegrezze. La cantata si fa racconto poetico-musicale che, focalizzando in particolare il momento festoso, descrive la gioia del nuovo tempo di pace.

CP

Transkription:

Olà turbe guerriere
Il furor sospendete,
E voi trombe di Marte atre foriere
Tacete, omai tacete;
Non sia chi tenti più pugna severa;
La discordia sparì, la pace impera;
E voi bronzi tonanti
Con strepito funesto
Non vomitate più globi fumanti
Da l’infocate gole;
Più marziali eccidi il ciel non vuole.

La stridula voce
Di timpani e trombe
Con eco feroce
Non sia che rimbombe
Per l’Etra mai più;
Ma al suono concorde
D’armonici plettri,
Di musiche corde,
Dolcissimi elettri
Si bevan su,su.

Le tazze più cupe
Rosseggian del vino,
Che manda à Quirino
L’Etrusca dirupe,

Il nappo sia colmo
De l’oro, che brilla,
E in Creta distilla
La sposa de l’olmo.

Con dolci tributi
Di Bromio spumante
Il Gallo festante
L’Ibero saluti.

Coll’ambra, che inonda
In gelida neve
Al Gallo, che beve
L’Ibero risponda.

E mentre in simil forma
Alternate tra voi brindesi amici 
De ber sien legge e norma
O lieti Galli, o giubilanti Iberi
Di Filippo e Luigi i nomi alteri 
E presagisca ogniuno a i Regi illustri
Con cor divoto eternità di lustri.

Cinto il crine di pallida uliva
Lieti eventi la pace n’accenna;
Quindi annuncia con voce festiva
Gioie eterne al Tago e a la Senna.

Più non rugge il belgo leone
Agitato da febre guerriera;
Più non teme sanguigna tenzone
Ne’ suoi campi l’Insubria altera.

La reina del popol volante
Più non ama del sol gli splendori,
Ma del giglio già fattasi amante
Sol’adora il monarca de’ fiori.

Or che al suolo la pace è discesa
Goda pure l’invitto Parigi,
Che fecondo il sen di Teresa
Vedrà tosto un novello Luigi.

Ausstellungstext:

Die Cantata „Olà turbe guerriere“ ist nach den von Kantaten und Musik begleiteten Trinksprüchen („Brindisi)“ benannt, die anlässlich des prächtigen Banketts ausgebracht wurden, das Kardinal Antonio Barberini am 19. Dezember 1659 für die Vertreter der französischen und spanischen Krone ausrichtete, um den am 7. November unterzeichneten Pyrenäenfrieden zu feiern. Vermutlich wurde die Kantate während des Banketts dargeboten. Leider ist die Partitur nicht erhalten, der Name des Komponisten zudem unbekannt. Jedoch vermittelt der von Giovanni Pietro Monesio (1633–1684) verfasste und 1674 posthum veröffentlichte Text die Botschaft des Werks.

Es ist Frieden! Die Trompeten des Kriegsgottes und jeder kriegerischer Lärm sollen schweigen: „Non sia chi tenti più pugna severa“ (Niemand soll mehr in Schlachten streben). Der Frieden kündet mit grünenden Olivenzweigen von freudigen Ereignissen und verheißt dem Tejo (dem Fluss, der ein Symbol Spaniens ist) und der Seine (dem Symbol Frankreichs) mit feierlicher Stimme Freuden. Wohlklingende Musik begleitet den „Brindisi“, der die neue Friedenszeit begrüßt. Die Kantate zeichnet die wichtigsten Elemente der von Barberini inszenierten Feierlichkeiten nach und erinnert überdies an den politischen Kontext des Friedensabkommens. Der Dichter verweilt insbesondere am festlichen Schluss des Textes bei der bevorstehenden Hochzeit des französischen Königs Ludwig XIV. mit der spanischen Infantin, die den Frieden besiegeln soll. Das Thema Hochzeit und – allgemeiner – das Thema der einvernehmlichen Verbindung werden auch durch weitere Motive im Text zum Ausdruck gebracht, so beispielsweise durch Anspielungen auf die Harmonie der von mehreren Instrumenten gespielten Musik, auf die Begegnung des weißen und roten Weines in den Gläsern oder die Verbindung von Rebe und Ulme.

Das Bankett stellt nur einen Moment der Festlichkeiten dar, die am gleichen Morgen mit einem Te Deum in der Kirche Santa Maria della Pace beginnen und in den folgenden Monaten fortgesetzt werden, bis sie offiziell mit dreitägigen „Allegrezze“ (Freuden) enden, die vom 24. bis zum 26. Februar 1660 dauern. Dank einer 1660 in Rom erschienenen „Relazione“ (Bericht) ist es möglich, viele Details der öffentlichen Feiern in Rom zu rekonstruieren, zum Beispiel das Datum des von Barberini organisierten Banketts, sowie einige Aspekte der Kantate zu kontextualisieren. Die poetisch-musikalische Erzählung der Kantate beschreibt die Freuden der neuen Friedenszeit.

CP