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Vaticini di Pace. , VOL. MISC. 615 1

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Titel/Incipit
Vaticini di Pace.
Untertitel
Componimento per musica da cantarsi nel palazzo Apostolico la notte del Santissimo Natale
Inventarnummer/Signatur
VOL. MISC. 615 1
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VOL. MISC. 1645 21
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Datum
1703
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In Roma per Luca Antonio Chracas MDCC III
Literatur
Bearbeitung
Bearbeiter
Chiara Pelliccia
Bearbeitungsstatus
Fortgeschritten
Transkription:

Vaticini di Pace. Componimento per musica da cantarsi nel palazzo Apostolico la notte del Santissimo Natale l’anno MDCCIII.

Parole del Dottor Paolo Gini, musica di Domenico Filippo Bottari. [Stemma xil.di Clemente XI con motto: Et in terra pax]. In Roma per Luca Antonio Chracas, MDCCIII.

 

 

Interlocutori:

Core umano

Pace

Giustizia

Amor divino

 

Core. Bella Pace, ove sei?

Gioja del Core uman, dove t’ascondi?

Miro solo di martedì Spettacoli funesti, e te non vedo.

Care spiagge latine

Nido di bel riposo

Prive ancor voi del mio Tesoro amato!

Miser cor; e quanti,

Oh Dio, timpani, e trombe

Ruban il dolce sonno a gl’occhi miei.

Bella Pace, ove sei?

 

Bella Pace riedi a noi

Te sospira, e brama il cor;

Se non vuoi, ch’Egli giulivo,

del tuo vago, e verde Olivo

Provi tutto

Dolce il Frutto;

Fanne almen

Che veda il Fior

Bella Pace &c.

 

Pace. O folle Umano Core

A che tante querele?

Quella PACE trovar e come speri,

Se il tuo fallo esecrando

E dal Mondo, e da Te le diede il bando;

Piangi l’antico errore,

Drizza gli affetti al Cielo, e poi vedrai

Co ‘i timpani sonanti

Gl’Oricalchi ammutir, l’Italia in Calma,

Ogni cor fra le gioie, in PACE ogn’Alma.

 

Vuoi Pace al core,

O Core Umano;

Che lieta torni

Pace ai tuoi giorni,

Torna, deh torna tu ancor’a Dio

Dal tuo Signore

Se vai lontano

Saran vicine

Le tue ruine,

Di bella Pace vano il desìo.

Vuoi Pace &c.

 

PACE io son, de’ giusti amica solo;

Lungi dall’empio cor me n’ fuggo e volo.

Amore. Deh perché mio Signor al Popol Tuo

Non accorri pietoso

Là dove in seno a Martial furore

Geme oppresso & afflitto

Forse per gran delitto

Di chi t’offende ogn’ora

Lasci cader l’orribile flagello?

Pur troppo è ver, che quello

Chiamò dal Ciel vendetta

Ma vero è pur, mio Dio ch’oggi nascendo

Fra miseri mortali

CLEMENTE più che giusto Amor ti rese,

Poiché rendi la PACE a chi t’offese

Su dunque la CLEMENZA

Regni solo, e trionfi: al Reo condona

Et al Mondo fedel Pace ridona.

 

Quel bianco latte,

Che vai succhiando

Da poppe intatte

Di Vergin pia

Figlio a Maria

Sacro Bambin;

Passi dal petto

Al cor, stillando

Tenero affetto,

Pietà, perdono;

E fia bel dono

D’Amor Divin.

Quel bianco latte &c.

 

Giustizia. Che dici, che pretendi Amor Divino

Dal celeste Bambino?

Troppo son tue richieste alte, importune;

La Giustizia non vuole

Che l’errore impunito

Gonfio del suo fallir sen vada Altero

Chi spesso il Ciel offende

Col perdono ostinato ei più si rende.

Su, Su dunque alle straggi,

Impiagate, uccidete Armi, Saette,

Fate del giusto Dio giuste vendette.

 

Da nemica ultrice Spada

Pera si, l’iniquo cada

Del furor vittima esangue.

Divien Piaga più ritrosa

Se la tratta Man Pietosa;

Al rigore

Duro il core

Cede sol, e vinto langue.

Da nemica &c.

 

Core. Gravi tanto l’offese

Sono del Core Uman, o grande Astrea

Giust. Di castigo maggior tua colpa è Rea.

Core. Peccai, pietà, perdon; prometto emenda.

Giust. Chi peccò non pietà, ma morte attenda.

Core. Dunque perir degg’io?

Giust. Così vuole Ragion, Giustizia, e Dio

Core. Un Dio d’amor, di belle gratie ornato?

Giust. Di sdegno ancor, e di flagelli armato.

Core. Chi Padre di Pietà s’appella, e come!

Giust. Delle vendette pur, ei vanta il nome.

Core. A’ Piè del Tribunal Eccelso, e Santo

Darà pentito il cor, mercé di pianto.

Giust. Non è prezzo condegno

All’emorme delitto, e fallo indegno.

Core. Perir vedrassi umiliato un core

Giust. Condanni la cagion del proprio errore

 

Si, si, perirà

E l’orrido scempio

Di specchio, d’esempio

Al mondo farà

Si si perirà

 

Core. Ohimè chi mi soccorre, oh Dio, che sento!

Amore. Core Uman, di che temi?

Core. La Giustizia pavento

Amore. Non paventar, habbi di Me fidanza

Trionferò di Lei, di sua possanza

Amor trionferà:

Non paventar o Core

Spera, spera in Amore;

Con Braccio invitto, e forte

L’Arco, lo stral di morte

Di man le toglierà

Amor trionferà.

 

Non perirai no, no; sarà tuo scudo

Il petto d’un Fanciullo ancorch’ignudo.

Core. O di Giustizia, e Amore

Troppo discordi accenti

 

Giustizia vuol ch’io pèra;

Amor mi dice spera;

Provo nel tempo stesso e gioja, e pena.

Speranza mi rincora

Timor m’affligge ogn’hora,

Quella nodrisce il Cor, Ei l’avvelena.

Giustizia vuol &c,

 

Pace. Giustizia se non vuoi d’un empio Core

Le voci udir, e i pianti

Odi cortese almeno

Dell’Infante divino

Gl’innocenti vagiti

Dolci d’amor, e di pietade inviti

 

Quel pargoletto

Da fasce stretto

Che senti piangere

Piange per frangere

L’aspro tuo cor.

Di stille tante

Sarai sprezzante?

Al suono amabile

Sorda, implacabile

Sdegnata ancor?

Quel pargoletto &c.

 

Giust. A lagrime sì belle

A voci sì amorose

Giustizia che farai?

Abbattuta mi vedo

Resister più non posso e vinta cedo.

 

Già mi sento intenerir

E commover a pietà

Chi bambin sul fieno giace

Non più guerra, ma vuol pace

Risanar, e non ferir,

Vuole Amor, non crudeltà.

Già mi sento &c.

 

O PACE amata e cara

Pace. O mia fida Germana

Giust. Porgi, o bella, deh porgi amico il braccio

Pace. Ecco, stendo la man, io già t’abbraccio

I tuoi baci che prendo

Più dolci a te li rendo

Giust. E pace a 2. Non cangeran mai tempre

E viveranno sempre

Il vincolo tenace

Giust. La GIUSTIZIA

Pace. La PACE

Core. Di Giustizia e di Pace

Cari giocondi amplessi

Soavissimi baci

Dolce lega d’affetti

O quanto al Core Uman, o quanto piaci

Sacra Notte tu sei

Di nodo sì felice

Teatro, e spettatrice

Notte bella, e seren

Di luce adorna, e più di gratie piena

 

Bella Notte in cui risplende

Di giustizia un Sol CLEMENTE

Sol ch’accende l’ombre intorno

E dall’ombre nasce un Giorno

D’ogni Giorno il più lucente

Bella Notte &c.

 

Core. Vedesti oh core uman per mia grand’opra

Sposate a tuo favor Giustizia e Pace

Amore. Che più tuo cor desìa?

Core. Che di Pace comun il gaudio sia

Amore. Vanne, festeggia pur, già su Tre Monti

Di CLEMENZA regnante

Vaga STELLA s’ammira,

Che foriera di gioja in chiare cifre

Con aspetto giocondo

La PACE universal predice al mondo

 

No, no non più crudel

Sarà placato si,

CLEMENTE il ciel

A le preghiere, al pianto

Del Dio Pastor, e Santo

Vedrà l’Uman desire

Spente di Marte l’ire

Con sorte avventurata

Spuntar l’Iride amata

Sopra del caro a Dio Popol fedel

No, no non più &c.

 

Pace. Su quest’eccelso Monte

Che da bugiardi Vati

Ebbe l’antico nome, & hora il prende

Dagl’Adorati, e Santi

Infallibili Oracoli Divini

Spera vederne, o Core

Avverati di PACE i VATICINI

 

La CLEMENTE amica STELLA

Qual accesa in Ciel Facella

Via di PACE additerà

Da TRE MONTI un’ALBA d’Oro

A scoprir il gran tesoro

Chiara, e bella sorgerà.

La CLEMENTE &c.

 

Core. O fortunato core, mondo felice

Quanto sperar ne lice

Dà sì bell’ALBA e sì CLEMENTE STELLA

Amore. Spirti Beati intanto

Che volate d’intorno al Sacro Speco

Sciogliete al suono, al canto

Le Cetre armoniose, i dolci labbri

E con eco festiva

Odasi rimbombar per piani, e Monti

PACE si, non più guerra

GLORIA al Sommo Fattor, e PACE in Terra.

 

Quanto dolce, quato cara

PACE sei, PACE gradita;

Tu ridoni al mar la calma,

Sola dai diletto all’Alma,

E richiami al Cor la Vita.

Quanto dolce, quanto cara

PACE sei, PACE gradita.

Pace. Quanto vago, quanto amato

Amor sei, Amor Divino:

Dalle sfere, o sacro Ardore

Tu la Gioja rechi al Core;

Doni al Mondo un Dio Bambino.

Quanto vago, &c.