La cantata fu eseguita in occasione del viaggio del papa Innocenzo XII al porto di Anzio, in vista dei lavori di restauro e ammodernamento dell'antico porto in decadenza.1
Il viaggio avvenne dal 21 al 26 aprile 1697. È molto probabile che questa cantata sia stata composta per celebrare l’occasione e che sia stata eseguita presso la villa Pamphilj a Nettuno, dove il pontefice fu alloggiato durante la permanenza. La composizione rappresenta il dialogo tra due personaggi: Nettuno e Innocenza. In particolare Innocenza richiama il nome del Pontefice e i molti riferimenti alla pace presenti nella cantata e negli apparati che accompagnarono i festeggiamenti sono interessanti nella prospettiva della politica europea di Innocenzo XII.2
L'iconografia e gli apparati realizzati per l’occasione, di cui parlano anche testimonianze coeve, rappresentavano una nave allegorica costruita a somiglianza dell’arca di Noè, realizzata su disegno di Carlo Fontana, con didascalia “Machina in mare di Nettuno di N.S. Papa Innocentio XII. S’allude alla pace […]”. [3
Questa rappresentazione della pace può essere ricondotta al clima di trattative, comprendenti il trattato segreto di Torino (1696) tra Savoia e re di Francia, che avrebbero portato di lì a poco alla stipula del trattato di pace europea di Rijswijck (1697).
CP