La discordia confusa fu rappresentato il 25 maggio 1646, in occasione del passaggio a Ferrara di Anna de Medici, diretta a Innsbruck, per le nozze con Ferdinando d'Austria.
Il torneo, secondo la struttura consueta al genere, si articola in quattro ‘comparse’, precedute da un prologo e da un’introduzione, cantati da personaggi allegorici. Le comparse – che assolvono in un certo senso il ruolo delle scene operistiche – sono unite fra loro dal soggetto che da origine al torneo: la conquista di un trofeo che scatena la rivalità tra i diversi campioni partecipanti. Le scenografie, gli apparati e il luogo di esecuzione sono gli stessi di un precedente torneo, su testo dello stesso Ascanio Pio di Savoia, eseguito nel 1635 con il titolo La discordia superata. La Partitura è perduta. Il libretto del 1646 – e dunque possiamo supporre la musica – è quello del 1635 con poche varianti, relative principalmente a sezioni di recitativo o a una diversa organizzazione del materiale poetico tra le varie sezioni. Il libretto del 1635 è dotato di belle incisioni che rappresentano gli apparati e le scene realizzati da Francesco Guitti, accompagnate da una descrizione verbale. Nel libretto del 1646 l’incisione del primo scenario è riproposta sul frontespizio, per il resto mancano le illustrazioni, ma la stessa descrizione delle scene permette di individuare l’identità degli apparati e dei costumi tra i due spettacoli.
Ecco nel dettaglio l’articolazione dello spettacolo e i personaggi che agiscono
- Prologo. Notte, Rumore e Sonno
- Introduzione all’opera. Discordia, Bellona
- Prima comparsa. Coro di Coribanti, e Berecintia.
- Seconda comparsa. Coro di Tritoni. Anfitrite, Nettuno.
- Terza comparsa. Zefiro, Giunone, Marte
- Quarta comparsa. Proserpina, Plutone. Coro di spiriti infernali.
- Gloria, Valore
Interessante, nella prospettiva delle rappresentazioni della pace, è l’Introduzione all’opera, sezione che ha anche il maggior rilievo in termini di contenuti politici. In apertura i due personaggi Discordia e Bellona delineano, per contrasto, un ritratto della pace, in completa opposizione rispetto alle caratteristiche loro proprie.
«Discordia:Ancora, ancora ardisce
Contra il mio nume intrepido, e virile,
Oh dea de le battaglie,
L’abietta, la vile
L’effeminata pace?
Ed io con questa face
Non le ardo il volto, e non le avvampo il crine?
Bellona: Valorosa Discordia, io tua seguace
Sarò teco a gittarla entro ‘l profondo,
Sotto le ruine
Seppellirla del mondo.
[…]»
L'Europa è in piena guerra dei Trent’anni, che dilagò anche in Italia – innescata dalle potenze francese e spagnola sulla questione della successione di Ludovico Gonzaga, per il predominio dell’Italia settentrionale. Nel dialogo tra Discordia e Bellona i motivi della guerra, delle stragi e della negazione degli effetti della Pace sono centrali:
«[…]Bellona: Fra marziale schiera
D’alloro e Palma e di mortal Cipresso
Sperare Olive è di follia un eccesso
Discordia: Moribonda delira
Ma li deliri suoi mi destan l’ira
De l’Alpi e del Tirreno
Dal duro capo, e dal vorace seno
Che sì, che mandarò nova procella
I campi a funestar d’Italia bella».
Non è ancora giunto il tempo della pace («[…] Discordia: Non è affatto maturo | Il tempo in cui dovran mietere biade | Di quel terren [d’Italia] le peregrine spade […]»). Discordia ha causato e rinfocolato il conflitto spargendo «cotanti grani di fecondo seme» in Italia, in Germania, nelle «città Sveve, e le Boeme ville», facendo dilagare la guerra in tutta Europa e ai confini orientali con l’impero Ottomano. Tuttavia Discordia teme di essere scacciata dalle ‘minacce’ di Pace e per rafforzare la guerra tra gli uomini decide di istigare anche le divinità ad entrare in contesa, attraverso i campioni guerrieri loro protetti, per aggiudicarsi la Gloria attraverso l’arte delle armi. Nasce così il pretesto per il torneo. In palio per il vincitore la lancia del più forte guerriero greco di sempre, Achille, e la spada del miglior paladino di Francia, Orlando. Le successive quattro comparse portano in scena l’arrivo dei guerrieri, lo schieramento, il combattimento. La vicenda è ‘sciolta’ dall’intervento finale della Gloria che per porre fine ai combattimenti decreta di riunire le armi messe in palio nel proprio tempio, decretando imperitura gloria ai guerrieri che si sono valorosamente battuti e cingendo il crine di alloro e ulivi. Nella conclusione si innesta anche il motivo più strettamente celebrativo intorno alla figura di Anna de Medici, cui il componimento è dedicato.
Il messaggio politico e le allusioni alla guerra dei Trent’anni sono chiare e i riferimenti alla pace, pur nel rovesciamento prospettico ad opera dei personaggi Discordia e Bellona, appaiono come trasposizione di un diffuso desiderio di Pace.
CP