Friedensrepräsentationen
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La Lega degli affetti è un componimento pastorale in 13 egloghe dialogiche, composto nell’ambito del Collegio dei Nobili di S. Antonio di Brescia per l’annuale accademia dei convittori. Secondo l’uso dei collegi aristocratici, i convittori, oltre a comporre i testi, interpretano l’accademia, sia nelle parti musicali che nelle azioni cavalleresche e nei balli, assumendo il nome di personaggi pastorali. Nella sezione finale del libretto è riportato, infatti, l'elenco di tutti gli interpreti. Ciascuna egloga è introdotta da una breve didascalia del contenuto e dalla presentazione di ciascun personaggio ed è conclusa, alternativamente, da un ballo, un’azione cavalleresca, un’aria vocale intonata dal coro o un brano di musica strumentale. Talvolta è presente un intermezzo musicale all’interno dell’egloga.

Il componimento si apre con un messaggio di pace: il pastore Sergano esclama al suo amico Meliceo: «Se il vero dice, o Meliceo, la Fama… quella Pace si fa che il mondo brama». Infatti Meliceo e Sergano hanno sentito dire che ci sono in corso conferenze di pace «Là per gl’Elvetij gioghi». Le voci si susseguono, portate da personaggi provenienti da altre terre. Con questo avvio, il componimento sviluppa in ciascuna egloga un ampio discorso relativo alla pace, e alla guerra, attraverso una loro comparazione, sottolineando i vantaggi e i benefici della pace, l’opportunità di festeggiarla, e la felicità di mantenerla con un buon governo. Della pace si mostrano le gioie e l’armonia attraverso la musica e i balli, all’opposto, le azioni cavalleresche simboleggiano il conflitto, con riferimento allo stato di guerra con l’impero Ottomano (Brescia era parte della serenissima Repubblica di Venezia) e alle trattative in corso, tra l’Europa e il Mediterraneo. 

L’accademia, nel complesso, rappresenta il rapporto dialettico (dialoghi) tra la guerra (azioni cavalleresche) e l’armonia della pace (musica e balli). Questa dialettica è al cuore della diplomazia e il riferimento alle trattative tra Venezia e l’impero ottomano è esplicito nell’incisione in antiporta, che ne raffigura i protagonisti: dal plenipotenziario di Venezia (n.1), ai mediatori inglese e olandese (rispettivamente nn. 4, 5 e 7, 8), ai dragomanni e plenipotenziari ottomani (nn. 3, 6, 9, 10, 11). Il cartiglio della didascalia è tenuto da due putti, alato quello di destra, con ramo d’ulivo e torcia rovesciata quello di sinistra, a simboleggiare la pace. La ruota, simbolo della fortuna, è nell’angolo in basso a sinistra.

CP